I testi arcaici e la loro magia nelle serie tv
Gli antichi codici, se non perduti del tutto e spesso solo in forma di frammento, riportano scienze praticamente esatte e remote. Avvolti da un fascino misterioso, questi libri generano in chi li osserva, li sfoglia o semplicemente li tocca, la proiezione di immagini lontane e quella quasi insana bramosia di conoscenza. E’ proprio l’incantesimo che avvolge un antico manoscritto, a suggerire il punto di partenza per la creatività. Da ciò prendono vita trasposizioni cine-televisive attraversando il contenuto di un libro, di un diario, o nella scoperta di testi arcaici.
Il Nome della Rosa, Serie Tv del 2019, approfitta di questo espediente per accordare simbolismo e ricerca della verità. E lo fa proprio attraverso la labirintica biblioteca dell’abbazia dove Guglielmo da Baskerville e il giovane Adso da Melk scopriranno via via preziosi documenti che, tra rebus, indovinelli e acrostici, saranno d’aiuto nell’indagine.
Dentro i libri ne Il Nome della Rosa
Quel luogo, che avvolge di mistero i numerosi delitti, è dunque prolifico di scoperte incredibili. Gli oggetti lì custoditi, segnano la soluzione dell’enigma e mostrano le origini della vita. In quell’abbazia, accurati miniatori, copisti instancabili, e colti traduttori si adoperano per la famosa biblioteca instaurando con essa un legame profondo, e inaccessibile.

Alla scoperta dei libri antichi ne Il Nome della Rosa un percorso che porterà all’epilogo (spoiler)
Attraverso il nostro protagonista, l’autore ci accompagna in un percorso fatto di lingue morte e culture antichissime. Nella biblioteca dell’abbazia, Guglielmo scopre l’esistenza di un testo che da tempo era desideroso di sfogliare. Si tratta dell’Apologeticum di Tertulliano. L’opera di grande interesse religioso è stata scritta dal suo autore nel 197 ca. proprio a favore del cristianesimo e contro i degenerati costumi romani. I cristiani furono odiati e giudicati senza la possibilità di difesa. Ma quali cristiani? Una sorte maledetta toccherà ai seguaci di Fra Dolcino, che come lui e l’amata Margherita, saranno condannati al rogo dal mostruoso inquisitore Bernardo Gui. La vergogna dell’inquisizione durerà per molti secoli con un numero incredibile di condannati e torturati, in particolare donne per lo più accusate di stregoneria.
La biblioteca, il significato delle parole, e l’origine di tutto
All’interno della biblioteca, Guglielmo troverà l’opera più famosa di Isidoro di Siviglia, religioso latino vissuto tra dal 560 al 636 ca. L’opera in questione è la Etymologiae sive Origines, testo monumentale che raccoglie diversi argomenti. Si tratta di un sunto enciclopedico sulle molte scienze studiate. Questo prende le mosse proprio dall’importanza dall’etimologia delle parole latine da cui il titolo Etimologia o Origini.
La Bibbia e le sue rivelazioni
E le origini sono nominate anche attraverso la Bibbia ne l’Apocalisse di Giovanni. Ancora numerologia e libri sono lì citati: “Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?”. “Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo”. E ancora, ventiquattro seggi, sette lampade, sette spiriti, sette sigilli, sette trombe…
…e la quarta e la quinta tromba forse svelano indizi e profezie
“Il quarto angelo suonò la tromba e un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e si oscurò: il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente”. “Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra”.
Vedere anche ciò che non è visibile
Il frate francescano si sofferma poi sul noto Trattato di Ottica del medico, astronomo, fisico arabo Alhazen,vissuto tra la fine del 900 e il 1039. Il testo fu tradotto in latino con il titolo di De aspectibus. All’interno sono riportati esperimenti e scoperte fondamentali per lo studio del concetto di luce e della visione di essa. Anche qui non viene meno l’aspetto simbolico della “nuova invenzione“. Gli ocularia sono necessari per chi altrimenti non sarebbe in “grado di aprire un libro e leggerlo”.
Il Nome della Rosa e la potenza delle emozioni
Nello stesso periodo visse lo scienziato persiano Avicenna autore del Liber Canonis Medicinae, il Qanun. Il giovane Adso assorbito dalla lettura, troverà lì le risposte sull’amore e i suoi effetti. Infatti Il Canone della Medicina ispirato dalle teorie di Galeno, tratta la causa di molte malattie. Per secoli sarà un fondamentale punto di riferimento sull’influenza che le emozioni hanno sul corpo passando per la teoria degli umori della medicina medievale. La teoria ippocratea del tutto attuale nell’Ayurveda, sarà messa in scena in epoca elisabettiana da Ben Jonson (Every man in his humour).
Aristotele e il senso della catarsi
Ecco che la “più grande biblioteca della cristianità” nasconde una scoperta incredibile. La maggiore tra le “opere perdute”, il secondo libro della Poetica aristotelica è lì nascosto. In realtà il codice che tratta la commedia, non è mai giunto a noi, e probabilmente nemmeno mai esistito. Tuttavia, l’unica copia presente deve essere assolutamente distrutta per impedire la “potenza del riso“. Ogni genere di futile conoscenza deve essere annientato a costo della morte. Il Medio Evo annichilisce così la grandezza della cultura classica. L’epoca buia vive le sue incertezze, e si palesa con l’oscura crisi dell’uomo alla continua ricerca di se stesso. Eppure i limiti della conoscenza e gli impedimenti verso essa, acquisteranno una nuova consapevolezza. Perché “tre cose non posso essere nascoste molto a lungo: il sole, la luna, e la verità” ci dirà Guglielmo da Baskerville.