Dal teatro alla tv, l’attualità di Shakespeare in Game of Thrones
È una consolidata realtà, considerare Shakespeare come fonte preziosa a cui attingere. Le sue opere sono un’inesauribile ispirazione per cinema, teatro e televisione. Non mancano parallelismi con serie tv e trasposizioni delle sue tragedie. Uno tra gli esempi più sorprendenti è forse la connessione con Game of Thrones, la serie adattata dal network televisivo HBO, tratta dai libri del suo geniale creatore, George R. R. Martin.
Martin attinge da varie fonti storiche tra le quali una guerra sanguinosa che ha visto affrontarsi due grandi casate, quella degli York e dei Lancaster, in cui sono stati coinvolti gli eroi degli history plays shakespeariani. Non può essere un caso che le protagoniste della Guerra delle due Rose avranno il loro alter ego in Trono di Spade e una curiosa assonanza con gli Stark e Lannister, che si affronteranno senza esclusioni di colpi durante tutta la saga.
Ai più fantasiosi, non può sfuggire poi una certa somiglianza del territorio scozzese con Westeros, il continente occidentale, frutto dell’immaginazione di Martin, dove a nord, non a caso, la Casa degli Stark è denominata “Winterfell” (Grande Inverno), il che, con un gioco di analogie, ci conduce alla dimora dei Macbeth a Inverness.
Non mancano, come non sono mancate nelle opere shakespeariane, alcune incongruenze; Martin stesso ha ammesso, in una intervista del 2013, che nel caos del mondo che ha creato, spesso dimentica alcuni particolari. Nell’intervista rilasciata a Entretainement Weekly nel 2013, lo scrittore dichiara di avere stravolto un tema rubato alla storia: la sacra “legge dell’ospitalità” medievale; poiché “violando questa legge si veniva condannati per il resto dei giorni” e il tradimento sarà perciò il “peggiore tra tutti i crimini” che Macbeth e sua moglie porteranno a termine.
Il palcoscenico sanguinario delle lotte fra casate, dove “When you play the game of thrones, you win or you die”, “Al gioco del trono, o si vince o si muore”, è in sostanza un “dispera o muori” ampiamente connesso con le vicende degli eroi shakespeariani, in particolare nella lotta efferata delle Rose inglesi.
Non mancano attinenze anche con le tragedie più sanguinarie del Bardo, che presero le mosse proprio dal Titus Andronicus, mettendo “in scena” il tradimento, la vendetta, la punizione del Fato, la ricerca del potere assoluto e il valore del guerriero, che Martin ci rappresenterà in A Song of Ice and Fire.
In una intervista rilasciata a Feather Factor, l’autore ha dichiarato che tra i suoi film preferiti c’è una versione riadattata e fantascientifica di The Tempest di William Shakespeare. Shakespeare e Martin a tratti indubbiamente si sovrappongono, condividendo l’interesse per le stesse tematiche e producendo un effetto univoco che Martin ha spiegato nella già citata intervista rilasciata a Entertainement Weekly: “ho cercato di rendere tutto più vicino alla realtà” aggiungendo che secondo lui, “la narrativa migliore (è) quella che cattura sia le ombre che le luci della vita”. Sostenendo che il mistero fantastico è fondamentale ma non deve essere mai eccessivo.
Come nei plays shakespeariani, anche in “Trono di Spade“ il conflitto tra angeli e demoni si svolge all’interno di ciascun personaggio” e, come nelle opere di Shakespeare, anche in quelle di Martin, nessuno è mai esente da colpe; tutti sono buoni e tutti sono cattivi, stimati o repellenti, crudeli o compassionevoli con una unica certezza, che “Winter is coming”, attraverso l’oscurità del sovrannaturale e del Fato, che creano disordine.

Matrimonio di sangue
Martin, come Shakespeare, non ci fa mancare nulla, nemmeno le scene più cruente di “cannibalismo”, che inevitabilmente ci riportano alla mente Titus Adronicus mentre prepara un orrido pasto senechiano per Tamora, che inconsapevolmente si ciba di una pietanza cucinata con la carne tritata dei suoi figli.
Si tratta di un episodio agghiacciante, frutto di un adattamento della storyline con i romanzi da parte degli sceneggiatori di Trono di Spade, che sarà replicato nel decimo episodio della sesta stagione, dove Arya Stark si vendica dell’uccisione da parte di Lord Walder Frey della madre Catelyn e del fratello Robb, ignobilmente trucidati nella famosa e controversa scena delle “Red Wedding”, “Nozze Rosse”.
Arya, fingendo di essere una serva, prepara una torta salata fatta con i corpi macellati dei figli di Lord Frey, di cui Walder si ciberà con gusto. A tale proposito, le “Red Wedding”, costeranno a Martin una serie d’insulti nel suo blog The Show, the Books e la perdita di alcuni fan a causa della carneficina ai danni della famiglia Stark.
La guerra intestina per il dominio, raccontata dalle Chronicles e dalle histories shakespeariane, pone anche per Martin l’obiettivo imprescindibile della conquista del trono, che causerà il conflitto sanguinoso tra i Sette Regni. All’interno di essi campeggiano soprattutto le due grandi casate nemiche: gli Stark/York e i Lannister/Lancaster, che si fronteggeranno in una lotta senza quartiere.
Entrambe le casate dovranno fare i conti però con la Regina dei Draghi, la bellissima Daenerys Targaryen. Daenerys ha una forte connessione con la “Regina vergine”, Daenerys è la “Regina delle Fate”, la “Gloriana” citata da Spencer in The Faerie Queen, ed è una gloriosa conquistatrice così come Elisabetta I e, come erede legittima della stirpe dei Targaryen/Tudor, rivendicherà il suo trono.

Che dire di Robert Baratheon, che tradisce ripetutamente la bellissima (ma perfida) Cersei Lannister? Sarà accostato ancora ad altre figure di sovrani di cui Shakespeare stesso ha raccontato le gesta in alcuni dei suoi history plays; Edoardo IV per esempio e al dissoluto Enrico VIII, del quale ricorda anche le fattezze; Enrico VIII aveva mogli e amanti in ogni dove e come Robert si destreggiava nei tornei cavallereschi e nelle battute di caccia. Robert infatti non mancava di gozzovigliare, tra alcool e cibo, prolificando senza ritegno in tutto il regno.
È inevitabile affiancare poi la vicenda dei due principini rinchiusi e fatti uccidere nella torre per ordine di Riccardo III, con la vicenda dei figli più piccoli di Ned Stark, Bran e Rickon, anch’essi catturati da Theon Greyjoy e poi fuggiti. Theon però finge di averli giustiziati barbaramente esponendo due corpi straziati di bimbi innocenti; tuttavia Bran sarà gettato da Jaime Lannister giù dalla torre, per avere scoperto il rapporto incestuoso con la sorella Cersei.
Re e Regine da Shakespeare a Trono di Spade
La figura di Enrico VI, non manca d’ispirare Martin per quella del Re Folle; Enrico indebolito mentalmente dopo la sconfitta subita, sarà definito dalla moglie Margherita sciagurato, timoroso e miserabile. Di fatto si mostra come sovrano tutt’altro che capace di svolgere il suo ruolo con fermezza.
Non a caso il Re Folle verrà eliminato dallo Kingslayer, lo “Sterminatore di Re”, Jaime Lannister, che suona tanto come Kingmaker ovvero “creatore di Re”, così come fu denominato Richard Neville, Conte di Warwick,
Cersei Lannister in diversi commenti è stata accostata alla Regina Margherita, moglie di Enrico VI. Più volte abbiamo sentito Margherita dispensare maledizioni senza fine nel Riccardo III, ed essere definita una vipera velenosa. Margherita, come Cersei, vuole il figlio sul trono, tuttavia solo Cersei sarà accontentata pagando inevitabilmente impensabili conseguenze.
A lei sarà inflitto lo stesso trattamento di madame Shore amante di Edoardo IV e Lord Hasting, che Riccardo III chiama sgualdrina, puttana e artefice di stregonerie e sarà svergognata e costretta ad attraversare tutta la città in camicia e a piedi nudi con una candela in mano e a fare pubblicamente penitenza.
Poi, nella seconda parte dell’Enrico VI, la Duchessa di Gloucester sarà sottoposta alla stessa umiliazione, sfilando “tutta avvolta nella vergogna con cartelli d’infamia sul dorso, e seguita da plebaglia che gode a vedere le (sue) lacrime”.
Martin ci rappresenta la stessa indimenticabile sequenza, quando Cersei sarà costretta da Alto Passero a fare ammenda e ad attraversare completamente nuda la città, tra sputi insulti escrementi lanciati su di lei.
L’autore come Shakespeare mescola abilmente realtà e fantasia trattando nei suoi capitoli quei temi universali, che pongono in risalto la caducità umana e la precarietà dell’uomo. Inevitabilmente quest’ultimo sconta le conseguenze delle sue azioni. I parallelismi sono dunque infiniti. Molti scovati grazie ad accurate ricerche dai fan della serie. Tuttavia la sanguinosa Guerra delle due Rose è stata senza dubbio una delle fonti principali d’ispirazione per Martin.
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